A leggere sulla stampa gli articoli degli ultimi giorni sul tema del Mese della Pace, non si può che restare perplessi e sconcertati dal violento susseguirsi di attacchi e prese di distanze di cui alcuni politici locali, ed in particolare i sindaci di Mariano e Cantù, si sono fatti tardivi attori nelle scorse ore.
È aberrante constatare che si sfrutti, con deliberato vittimismo, la propria posizione istituzionale per rimarcare ed imporre le proprie personali convinzioni politiche, alimentando e diffondendo nella cittadinanza notizie parziali ed inesatte, utilizzando e connotando la (mancata) concessione del patrocinio come strumento puntuale di natura politica e non, come invece dovrebbe essere, riconoscimento della valenza complessiva di una iniziativa per la collettività.
La notizia che durante gli eventi del Mese della Pace fosse prevista una raccolta firme per l’adesione alla campagna umanitaria #ioaccolgo, (iniziativa promossa, tra gli altri, da Caritas Italiana e, inaspettatamente, da tempo anche dallo stesso comune di Cantù tramite il Coordinamento Comasco per la Pace), è risultata all’evidenza dei fatti non fondata, e comunque mai autorizzata dagli stessi organizzatori delle iniziative locali che, avendone ad ogni modo il pieno diritto civile, hanno scelto di non promuovere questo appello all’interno delle manifestazioni marianesi e canturine.
Ma su questa notizia i sindaci, che ora ci parlano di pace, prediligono la via dello scontro: e se da una parte non si può che prendere atto della prepotenza dell’imposizione di un proprio giudizio meramente politico ad una iniziativa, dall’altra si riscontra l’inopportunità istituzionale di redigere, un pugno di giorni prima della conclusione degli eventi, un comunicato per palesare, da sindaco di tutti, la propria posizione personale rispetto ad una scelta maturata un mese prima e già chiarita dalla lapalissiana assenza degli atti di concessione del patrocinio.
Scelta che a voler guardare con sospetto si è forse cercato di far passare inosservata, ma l’esplosione della questione canturina ha fatto sì che il sindaco di Mariano fosse costretto ad una serotina uscita pubblica, con una chiara presa di posizione verso la manifestazione e i suoi organizzatori.
Oppure, a ben vedere, si può trovare giustificazione nelle dinamiche politiche di un partito ultimamente vocato ad una opportunistica lamentazione persecutoria, ma che sicuramente non interessano alla nostra comunità marianese.
Feriscono e stridono poi le espressioni utilizzate nei comunicati stampa dai rispettivi sindaci che descrivendo il loro operato come vocato a promuovere la pace impattano, si scontrano e scivolano impietosamente alla prova dei fatti di fronte alla scelta di non cercare alcuna forma di mediazione con gli organizzatori, ma anzi alimentando lo scontro diretto, chiudendo ogni possibilità di dialogo o negandolo addirittura dal principio.
Belle le parole e lodevoli le intenzioni, ma occorre siano seguite dalla coerenza delle azioni: questa prima occasione di dare dimostrazione di essere costruttori di pace con la propria azione politica per il bene della totalità delle proprie comunità, è amaramente fallita.